POLITTICO AVEROLDI 1520-1522
TIZIANO VECELLIO (PIEVE A CADORE 1480/85- VENEZIA 27 AGOSTO 1576)
Politico commissionato al sommo maestro da Altobello Averoldi mentre era Nunzio apostolico presso la Serenissima con lo scopo di collocarlo proprio nella sua posizione attuale.
Il potere dell’Averoldi era tale che Tiziano ritardò delle commissioni per il Duca di Ferrara per completare l’opera commissionata dal Nunzio Apostolico, tanto che l’ambasciatore del Duca di Ferrara, Messer Tebaldi, dopo aver visto l’opera intera, ma soprattutto il San Sebastiano, capì come mai il maestro avesse accantonato gli altri lavori data la bellezza del polittico, tentò persino di comprare il San Sebastiano con grande imbarazzo e difficoltà diplomatica del Vecellio.
Quando giunge a San Nazaro il polittico sostituisce un’opera del Foppa, ora in parte conservata ora conservata in parte nella chiesa di Santa Maria a Chiesanuova, e viene affiancata da due pannelli raffiguranti i Santi patroni eseguiti dal Moretto.
La struttura polittica è antiquata per il tempo in cui il Tiziano dipinse il soggetto, ma l’autore riuscì comunque a dare un forte senso di unità scenica.
La parte centrale rappresenta la Resurrezione di Cristo, anche se troviamo accenni iconografici dell’ascensione nella figura del salvatore.
Gesù risorge trionfante, il corpo in movimento e torsione con una straordinaria forza espressiva e reca in mano una bandiera bianca con una croce rossa, simbolo del cristianesimo, e riluce nel contrasto con lo sfondo scuro illuminato leggermente dai bagliori dell’alba e con i due soldati addormentati sulla sinistra del soggetto.
Vi è una congestione di stile, una forza e un movimento antico “romano” nella figura del Cristo e una delicatezza non priva però di pathos dello sfondo, quasi danubiano e sicuramente influenzato dalla pittura nordica.
L’Annunciazione, suddivisa in due quadrati differenti, è carica di forza e al contempo di dolcezza. Forza nella figura dell’Arcangelo in movimento, che srotola una pergamena, il corpo e le vesti luminose in contarsto con lo sfondo scuro e dolcezza nella Vergine, dai lineamenti delicati, il capo leggermente piegato, una mano sul cuore sopra un mantello blu talmente realistico che sembra di poterlo toccare.
La tavola di sinistra rappresenta i santi patroni Nazaro, in armatura lucida, e Celso con il committente in ginocchio che prega. Lo sfondo è cupo e l’Averoldi è illustrato con precisione e senza abbellimenti, ma senza intaccare la dignità e maestosità del personaggio.
Il San Sebastiano è un esempio di torsione michelangiolesca, il corpo virile sfiancato che viene sorretto dalle corde che lo trattengono alla colonna del martirio, ma non per questo non viene mostrata la forza e la prestanza nella muscolatura, nello sforzo di sorreggersi e tentare di rialzare il capo del santo.
Sullo sfondo sono visibili San Rocco e un angelo che dialoga con lui mentre mostra le pustole simbolo del santo protettore dalle pestilenze.
a cura di Benedetta Donzellini