14. Sacrestia

a. Madonna col Bambino, San Lorenzo e Sant’Ambrogio – Tempera su tavola attribuito a Paolo da Cailina il vecchio (sec. XV)

 

 

Paolo da Caylina il vecchio è l’autore del dipinto raffigurante, in tre scomparti, la Madonna col bambino e i santi Lorenzo e Agostino. L’attribuzione a Paolo da Caylina è stata generalmente confermata con qualche autorevole eccezione. Il trittico malgrado uno stato di conservazione non buono si può collocare con probabilità tra il 1458 e il 1486. La frequentazione del Foppa avrà un peso progressivo che se nel trittico si evidenzia in certi volti più tardi diventerà un dato più marcato specie nell’uso del chiaroscuro.

 

b. Adorazione dei Magi – Tempera su tela di ante d’organo di Gerolamo Romanino (post 1559)

Le attuali due portelle raffiguranti l’adorazione dei Magi, accostate nella posizione di “chiuso” ci presentano una scena del tutto incompleta, mancando la parte centrale comprendente almeno la Madonna col bambino, e proponendo in modo del tutto incongruo, due magi inginocchiati e affrontati. La critica moderna propone che queste due ante provengano dalla chiesa di Sant’Alessandro e che avessero la funzione di proteggere il meraviglioso politico del Romanino posto nell’abside di quella Chiesa e dipinto nel 1525. Nelle ante le figure si ammassano potandosi quasi su un solo piano; ma la composizione non è pesante e confusa: sono gli sbattimenti di luce, le ombre calde, sono i colori intensi, sono le marezzature delle sete, i verdi e gli oro, i gialli topazio e i rosati, le note bianche delle frementi teste dei cavalli, i pennacchi e i turbanti, la fattura corsiva, a creare una vita brulicante, di una intensità però che non giunge all’espressionismo e al grottesco.

 

c. La Madonna che adora il bambino – Tempera su tela di Alessandro Bonvicino il Moretto

 

Il dipinto del Moretto più problematico, e al tempo stesso di più antica esecuzione, sembra essere senz’altro la delicatissima tempera raffigurante la Madonna che adora il bambino, contro uno sfondo ricchissimo di architetture in cui emerge con molta nitidezza la parte sommitale del tiburio di Santa Maria in Solario.

Il dipinto infatti, ritenuto proveniente da altra chiesa bresciana, conobbe comunque una vicenda attributiva fino ai nostri giorni oscillante fra autori e negatori dell’autografia, con nomi di spicco da entrambi i fronti, fino al giudizio del Morassi, che si schiera decisamente tra gli assertori dell’autografia morettesca.

 

 

 

 

 

 

d. Tronetto per il viatico – Intaglio dorato

La scena del Cristo deposto, finemente intagliata ad altorilievo, serviva da sfondo per il piccolo altare portatile, quando ancora l’Eucarestia veniva portata agli ammalati con la solennità degli anni andati. Numerosi motivi stilistici, e specie gli angioletti dei quattro angoli ed il plasticismo sciolto, eppur ancora monumentale fanno propendere per una datazione alla prima metà del Seicento. Si noti, la serena compostezza della figura della Vergine, con il panneggio magistrale nel saio di San Francesco, ed il gesto disperato col quale la Maddalena esterna il proprio dolore.

                                                                                                                       

e. Presepe – Dipinto ad olio su tavola del sec. XV

La pacata composizione s’incentra sulla figuretta adagiata del Bambino verso il quale convergono gli sguardi ed i gesti di Giuseppe e della Madonna. La linea dell’orizzonte molto rialzata porta ad avere la bella striscia del paesaggio all’altezza delle teste di Giuseppe e di Maria, che ottengono un maggior risalto rispetto alle altre parti della pittura, che sono immerse nell’ombra.